"Nei giorni scorsi i Sindaci di otto Comuni del Basso Vicentino e della Bassa Veronese hanno sottoscritto una lettera di diffida rivolta al Governo, alla magistratura e alla Regione per chiedere subito provvedimenti relativi al disastro dei Pfas. I sindaci di Lonigo, Noventa Vicentina, Sarego, Albaredo d'Adige, Bevilacqua, Pressana, Veronella e Zimella parlano di "disastro ambientale" e chiedono un intervento immediato". "Si ipotizza il disastro ambientale e noi ci uniamo alla loro preoccupazione - affermano in una nota il Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale del Veneto, Jacopo Berti, e il consigliere regionale pentastellato Manuel Brusco - siamo con i sindaci, combattiamo al loro fianco da anni per far luce sul problema dei Pfas e per risolverlo".
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Leggiamo sulla stampa conclusioni errate e infondate a cui sarebbe giunto lo studio presentato ieri dal dott. Enzo Merler, affermazioni che stanno provocando grande preoccupazione tra i lavoratori di Miteni.Già da una prima analisi del documento appare del tutto evidente che i dati non esprimono quanto riportato. A parlare, in una nota, è l'ufficio stampa Miteni. I risultati indicati si collocano in una variabile che comprende la parità tra dato atteso e dato riscontrato e non è pertanto giustificata alcuna conclusione circa una più elevata mortalità e tantomeno l'identificazione di patologie correlate all' esposizione da Pfas, sulla base di quanto descritto.
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"La Regione deve far chiudere la Miteni, bonificare il sito contaminato e promuovere una causa civile per il risarcimento dei danni subiti da comuni, consorzi acquedottistici, allevatori, agricoltori, cittadini". Questa la richiesta formulata in una nota dal Consigliere regionale Andrea Zanoni (Partito Democratico) nell'ambito della discussione relativa alla mortalità retrospettiva causata da esposizione a Pfas. "Lo studio condotto da Enzo Merler e Paolo Girardi, epidemiologi dell'università di Padova e di Verona, illustrato a Venezia il 22 e 23 febbraio scorsi durante il workshop internazionale organizzato dalla Regione Veneto sui risvolti della contaminazione che ha avvelenato suolo e acque di 23 comuni, in una superficie di circa 150 kmq popolata da 120 mila persone a cavallo delle province di Vicenza, Padova e Verona - spiega il Consigliere - ha dimostrato che tra il personale di Miteni la mortalità retrospettiva degli addetti direttamente esposti alle sostanze perfluoralchiliche (i Pfas) risulta superiore alla media con un'incidenza anomala di tumori al fegato, alla vescica, al rene e con picchi di cirrosi, diabete ed ipertensione. Lo studio ha anche messo in evidenza come dal 2004 al 2012 le concentrazioni di Pfoa nel sangue dei lavoratori, si siano attestate tra i 5 e i 10 mila nanogrammi per grammo".
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Oggi si è concluso il convegno scientifico sui Pfas a Venezia, due giorni di workshop in cui ho potuto ascoltare i frutti della ricerca sui composti perfluoroalchilici. L'incontro svoltosi in Regione è un concreto esempio di come la Regione Veneto - dice in una nota Cristina Guarda (AMP) - dopo 4 anni di silenzi e difficoltà di comunicazione con i cittadini, vuole fare la sua parte nel trattare con trasparenza l'inquinamento che preoccupa moltissimi cittadini del Veneto. Nel marzo scorso, a margine del Consiglio Straordinario da me richiesto sul tema, l'Assessore regionale alla Sanità assicurava che non c'era alcun rischio per la salute umana. Meno di un anno dopo il suo Direttore Generale esordisce con un "hanno avvelenato il Veneto".
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Le analisi del sangue sui Pfas, fatte su cinquanta 14enni della zona rossa, Lonigo, Sarego e Brendola rivelano una presenza della sostanza pericolosa di 64 nanogrammi, ovvero 32 volte sopra la media.
Un altro dato grave emerge dal bio-monitoraggio. Paola Facchin direttore del centro malattie rare rivela che dalle 15mila gravidanze nella zona sono emerse problematiche come l'aumento di gessosi e diabete, con rischi per la sopravvivenza dei neonati fino al 2013. Scrivono in un comunicato i rappresentati dei Cinque Stelle in Regione.
"È dal 2000 che l'azienda sta effettuando uno studio sulla presenza di Pfas nel sangue dei lavoratori": risponde così la Miteni a Filctem Cgil,Femca Cisl e Uiltec Uil di Vicenza che hanno chiesto controlli sulla salute dei lavoratori dell'azienda di Trissino al centro del caso Pfas. "Lo studio - prosegue l'azienda - è stato pubblicato su una delle più autorevoli riviste internazionali a cura del professor Costa ed evidenzia un calo fino al 90% della presenza di Pfas nel sangue di lavoratori a seguito degli interventi di protezione messi in campo dall'azienda. Soprattutto, lo studio afferma che, nonostante le concentrazioni relativamente elevate rilevate soprattutto in passato, non si è evidenziato nessun rapporto di causa effetto tra i pfas e alcuna patologia, sia essa di tipo tumorale sia metabolica". "Comprendiamo - conclude la Miteni - la preoccupazione dei lavoratori, che ben sanno quanto l'azienda si sia impegnata nel controlli sanitari, e comprendiamo anche la richiesta di essere inseriti in uno studio di monitoraggio che possa dargli maggiore tranquillità ".
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Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil di Vicenza, si legge in una nota, fanno proprio l'appello dei Rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori (RLS) della Miteni di Trissino. Il Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta alle sostanze Perfluoroalchiliche (PFAS) predisposto dalla Regione Veneto nei confronti della popolazione residente nella cosiddetta zona rossa dei 21 comuni a rischio, infatti, non ha tenuto in considerazione i circa 120 lavoratori e lavoratrici della Miteni di Trissino. Riteniamo necessario che proprio chi ha vissuto per anni ogni giorno all'interno della ditta debba essere sottoposto ai controlli del Servizio Sanitario Regionale, al fine di poter meglio "valutare gli effetti dell'esposizione a PFAS" così come il piano stesso riporta tra i propri obiettivi.
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In relazione alla problematica dell'inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas), la giunta regionale ha appena adottato un provvedimento con cui dà incarico ad ARPAV di approfondire, in tempi rapidi, con una indagine di massimo dettaglio, lo stato della contaminazione di tutte le matrici ambientali coinvolte nell'area in cui insiste l'azienda Miteni a Trissino (Vicenza). Lo ha reso noto oggi il presidente della Regione Luca Zaia in occasione del sopralluogo al cantiere per la realizzazione del bacino di laminazione nel territorio del comune vicentino.
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Sul caso Pfas un fatto, che nessuno sottolinea perchè tragicamente tipico in questa Italia in dissoluzione se non nei proclami che ci dispensano "ogni altro giorno" i premier rottamandi e post Dalema alla Matteo Renzi, i governatori di regione scivolosi e post Galan alla Luca Zaia e i sindaci e presidenti di provincia "ignoranti" (del flop BPVi, del fumo di Matteo Quero e dei silenzi omertosi di Antonio Bortoli) e post Hüllweck e Schneck alla Achille Variati, è l'assenza di una voce forte e attendibile, quella delle Istituzioni, che dicono, blaterano e si rimbalzano le responsabilità , se ne hanno, o amplificano i timori della gente, se ce ne fosse motivo. Premier, governatori e presidenti di provincia non fanno nulla o non fanno abbastanza in base a dati scientifici e a leggi certe per evitare o gestire i problemi, se ci sono, per smentirli, se non ci sono, per zittire, se sbagliano, o dar voce, se hanno ragione, ai loro colleghi politici, esperti in tutto, dalla finanza all'inquinamento, ma, comunque, sempre in ritardo sui fatti e sempre all'inseguimento della pancia della gente.
Caso Pfas, la consigliere regionale Cristina Guarda (Amp) solleva un nuovo problema, come si legge in una nota: "Nell'ultimo mese l'Ulss 8 Berica ha inviato agli allevatori che utilizzano acque contenenti valori di Pfas non conformi ai parametri del Ministero della Salute, una circolare con la quale li si invita a trovare una soluzione, da soli, al problema e di comunicarlo all'ente entro 30 giorni. Gli imprenditori dovranno decidere, senza indicazioni o istruzioni dalla regione, se chiudere il pozzo, scavarne un altro, mettere i filtri, allacciarsi all'acquedotto, terebrare il pozzo ecc. Ma mancano le risposte ad alcune domande lecite cui l'agricoltore non può rispondere da solo: dove si trovano falde non inquinate? A quanti metri di profondità non è più inquinata?Continua a leggere