Quotidiano | Categorie: Politica, Ambiente

Pfas, rivelazione choc del M5S: anche l'aria è potenzialmente inquinata. Miteni smentisce

Di Edoardo Pepe Sabato 20 Maggio 2017 alle 15:59 | 0 commenti

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In una nota, che pubblichiamo di seguito, il Movimento 5 Stelle lancia un allarme piuttoto inquietante e sintetizzato da questo titolo: "Pfas, rivelazione choc del M5S: anche l'aria è potenzialmente inquinata. Miteni ha scaricato in atmosfera per almeno 10 anni milioni di nanogrammi di Pfas!". Per dare un quadro al solito completo di una vicenda che continua a farsi sempre più controversa in una sostanziale assenza fattuale di prese di posizioni nette e scientifiche da parte degli organi, politici e tecnici, competenti, abbiamo chiesto una presa di posizione anche all'azienda messa principamente sotto accusa dai pentastellati, anche se spesso la sua posizione è quella di voler allargare il campo delle ipotesi di responsabilità. 

Anticipiamo, per pure questioni di spazio e intelleggibilità, la "difessa" all'accusa (nella foto un incontro dell'Ad di Miteni, Antonio Cardone, in Consiglio comunale a Montecchio Maggiore).

 

Posizione Miteni

I fatti sono nella sostanza molto diversi da quelli illustrati. Nel 1988, cioè circa 30 anni fa, Miteni appena acquisita la fabbrica da Rimar (Ricerche Marzotto, ndr) studiò un nuovo assetto produttivo e chiese alla Regione Veneto l'autorizzazione per la costruzione di un impianto di termossidazione. L'impianto processa i gas a temperature superiori ai 1100 gradi distruggendo i Pfas. Da allora le emissioni in atmosfera sono azzerate 

 

Posizione Movimento 5 Stelle

Pfas, rivelazione choc del M5S: anche l'aria è potenzialmente inquinata.

Miteni ha scaricato in atmosfera per almeno 10 anni milioni di nanogrammi di Pfas!

Durante una serata informativa ad Arcole la consigliera comunale di Montecchio Maggiore Sonia Perenzoni (Movimento 5 Stelle) ha mostrato alcuni documenti frutto di accessi agli atti eseguiti da consiglieri regionali e parlamentari del M5S.

I documenti rivelano per la prima volta un fatto allarmante. La Miteni spa, azienda responsabile dell'inquinamento da Pfas in Veneto, ha scaricato anche in aria per anni i Pfas.
Ma a causare lo stupore della sala è stata la quantità di materiale emesso da Miteni.

Parliamo di 15 kg all'ora fino al 1990. Oggi trattiamo i nanogrammi, ma fino al 1990 la Regione ha autorizzato la Miteni a scaricare ingentissime quantità di Pfas in aria. All'epoca non si conosceva la dannosità di questi composti.

Ma oggi? La Regione, sapendo di aver autorizzato queste emissioni, pensa di biomonitorare anche i residenti limitrofi alla fabbrica? Come riportato da uno studio olandese i Pfas si accumulano nel sangue anche attraverso la respirazione. Quindi un altro disastro nel disastro: le persone hanno respirato per anni milioni e milioni di nanogrammi all'ora. Non solo acqua quindi, ma anche aria!

"Il problema si allarga quindi - dichiara Manuel Brusco, consigliere regionale - perché fino ad oggi tutti gli studi sono stati effettuati cercando i Pfas unicamente nell'acqua, ma nell'aria? Si è pensato ad una ricerca di Pfas nel sangue dei residenti a Trissino e nella Valle dell'Agno?"

Il capogruppo M5S in consiglio regionale, Jacopo Berti, dichiara basito: "Oggi apprendiamo che gli allevatori e gli agricoltori hanno concentrazioni di Pfas nel sangue superiori agli esposti della zona rossa. Quanto dobbiamo ancora aspettare per vedere chiudere il rubinetto dell'inquinamento? Per salvaguardare un'azienda si sta boicottando il fiore all'occhiello della nostra Regione: la produzione agroalimentare.

Quando ci arriveranno i primi dati sulle analisi di frutta e verdura? Sappiamo infatti che allevatori e agricoltori sono tra i più colpiti e per loro, e i consumatori, esprimiamo preoccupazione.

Oggi che emissioni di Pfas ha la Miteni in aria? Tutte domande alle quali non abbiamo ancora risposte. I cittadini però queste risposte le vogliono subito e vogliono immediatamente la chiusura della fabbrica e l'allacciamento a fonti pulite. La politica non può più rimpallarsi le responsabilità che sono ormai chiarissime, la Regione deve emettere l'ordinanza di chiusura e bonifica del sito e lo stato deve fornire i fondi per costruire i nuovi acquedotti".


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