Quotidiano | Categorie: Ambiente, Lavoro, Fatti, Giudiziaria

Marlane Marzotto: nuove indagini del Noe su tonnellate di rifiuti tossici. Per i 107 morti chieste intanto in appello 9 assoluzioni tra cui quella di Pietro Marzotto e 3 condanne: 4 anni per Ernesto Favrin e 3 per Attilio Rausse

Di Andrea Polizzo Lunedi 16 Gennaio 2017 alle 18:39 | 1 commenti

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Praia a Mare. In una fredda mattinata, quella di oggi, lunedì 16 gennaio 2016, si è forse aperto un nuovo capitolo nella vicenda relativa all'area industriale di Praia a Mare, in provincia di Cosenza, dismessa nel 2004 dal Gruppo Marzotto. Da anni si sospetta che nei terreni che circondano la fabbrica della Marlane Marzotto per diversi ettari di superficie siano state interrate tonnellate di rifiuti tossici provenienti dagli scarti di lavorazione della fabbrica tessile. Lavorazioni che inoltre, secondo l'originaria ipotesi d'accusa della locale procura, essendo svolte in un regime di omissione dei necessari dispositivi per la sicurezza sui luoghi di lavoro (reato che intanto è andato in prescrizione, ndr), avrebbero ucciso 107 operai e fatto ammalare di tumori molte altre tute blu.

Una storia spesso raccontata da queste pagine, compreso il processo di primo grado, partito nel 2011 per concludersi nel 2014 con una piena assoluzione e che oggi vive fasi stanche e demotivanti nell'appello a Catanzaro.

Ma torniamo alla cronaca odierna. Le indagini compiute dai Noe e dai vigili del fuoco erano state preannunciate a luglio scorso dal procuratore capo di Paola, Bruno Giordano. Il magistrato ha il merito di aver ripreso in mano i fascicoli impolverati del procedimento che prendeva le mosse da alcune denunce raccolte nel 2005. Non si è mai arreso al fatto che tanto per quelle morti bianche quanto per l'inquinamento dell'area non ci fosse un colpevole. Non lo fa ancora oggi, nonostante sia in procinto di essere trasferito da Paola alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

A metà luglio scorso, infatti, Giordano aveva preannunciato una nuova "caccia alle prove" nei terreni Marlane. Voleva provare in sostanza l'esistenza di altre aree contaminate, diverse da quelle indagate in precedenza. Ovviamente anche la fabbrica, ormai svuotata di ogni macchinario, dovrebbe essere oggetto di accertamenti. Per questo ha deciso il coinvolgimento del nucleo specializzato dei vigili del fuoco. Le squadre Nbcr entrano in azione solo in situazioni eccezionali. Ovvero quando esiste un fondato pericolo di contagio da sostanze nucleari, biologiche, chimiche o radiologiche in grado si provocare gravi danni a persone, animali o cose.

Allo stato attuale, queste indagini dovrebbero essere indipendenti rispetto alla richiesta di nuovi scavi nei terreni formulata nei mesi scorsi, in fase d'appello del processo Marlane, dal sostituto procuratore generale Salvatore Curcio allo scopo di pervenire a una nuova perizia. Quella richiesta, a novembre scorso, fu respinta dal giudice della corte d'appello di Catanzaro, Gabriella Reillo, ma è stata reiterata dalla pubblica accusa in una recente udienza per chiedere il rinnovamento dell'istruttoria. Richiesta che trova anche il sostegno di Regione Calabria, Provincia di Cosenza, Wwf, Legambiente Calabria, Medicina democratica e il Comune di Tortora costituite parti civili nell'appello contro la sentenza di primo grado che aveva mandato tutti assolti*.

Curcio, nella sua requisitoria, ha inoltre chiesto tre condanne per uno dei pochi capi di imputazione non prescritti: il disastro ambientale.

Tre anni di reclusione nei confronti di Carlo Lomonaco, già sindaco di Praia a Mare, caporeparto tintoria Marlane di Praia a Mare dal 1973 al 1988, responsabile dell'impianto di depurazione e smaltimento acque reflue dal 1973 al 1980 e responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003. I PM di Paola, nel primo grado avevano chiesto per lui 10 anni.

Quattro anni per Ernesto Antonio Favrin, già vicepresidente vicario della Confindustria veneta, amministratore delegato della Marzotto Spa dal 2001 al 2004 a fronte di una richiesta in primo grado di 5 anni di carcere.

Chiesti, infine, tre anni di reclusione per Attilio Rausse, responsabile valdagnese dello stabilimento calabrese dal 2003 al al 2004 e per il quale la richiesta nel grado precedente di giudizio era stata di 3 anni e sei mesi.

Per la parte restante, il procuratore Curcio ha chiesto la conferma della sentenza assolutoria di primo di grado emessa il 19 dicembre 2014 dal tribunale di Paola. Tra gli imputati - lo ricordiamo - figuravano anche Pietro Marzotto, presidente del noto gruppo vicentino dal 1982 al 1998, già conte di Valdagno e presidente dell'Associazione industriali di Vicenza, in qualità di presidente della società Lanerossi Spa (già Marlane Spa) e della Manifattura Lane Gaetano Marzotto & figli Spa dal 1988 al 1998; Silvano Storer in qualità di amministratore delegato del gruppo Marzotto dal 1997 al 2001; Jean De Jaegher, consigliere dell'associazione europea delle industrie tessili e presidente della Marzotto Usa dal 1995 al 1998, in qualità di amministratore delegato del Gruppo Marzotto dal 1996 al 1997; Lorenzo Bosetti, ex-sindaco di Valdagno, in qualità di consigliere delegato e vicepresidente esecutivo della Lanerossi Spa e della Marzotto Spa dal 1998 al 1993.

Ma il filo che lega questa vicenda al colosso del tessile di Valdagno potrebbe essersi interrotto bruscamente nei mesi scorsi. A quanto pare la Marzotto non avrebbe più alcun interesse sull'area avendo già ceduto a una cordata di imprenditori nel settore immobiliare la parte rimasta in suo possesso. Stiamo parlando di una vasta superficie con elevati indici di edificabilità sulla quale si punterebbe a realizzare un porto turistico circondato di strutture ricettive.

Va ricordato che, negli anni successivi alla dismissione, una prima porzione dell'intera superficie era già stata ceduta ad altri privati per mezzo della società di gestione e servizi immobiliari Pirelli Re. Infine a settembre del 2015 Marzotto aveva chiuso un accordo cedendo al Comune di Praia a Mare 40mila metri quadrati di terreno, 7mila metri quadrati di edifici industriali e il depuratore dell'ex area industriale Marlane in cambio della rinuncia dell'ente alla costituzione come parte civile nel processo.

 

*Silvano Storer, Antonio Favrin, Jean De Jaegher, Carlo Lomonaco, Attilio Rausse, Lorenzo Bosetti, Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Giuseppe Ferrrari, Lamberto Priori e Pietro Marzotto erano stati assolti in primo grado perchè "il fatto non sussiste".


Commenti

Inviato Martedi 21 Febbraio 2017 alle 00:10

Incredibile ..... I Marzotto, ex proprietari della MITENI che sta da anni inquinando con PFAS (composti di FLUORO) l'acque e i cibi di un'ampia area tra Vicenza e Verona, GIà colti con le mani nel sacco mentre decenni fà partecipavano alle navi dei veleni per la Nigeria (di cui c'è un dossier in Parlamento -si trattava allora di peci-fluorate), ora si ripetono nella terra del sud. Considerato che la storia si ripete, per gli inquinanti è sufficiente cercare i composti chimici del FLUORO (veleno molto potente che provoca diversi tipi di tumore).
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