Quotidiano | Categorie: Ambiente, Fatti, Economia&Aziende

Miteni è stata salvata dal fallimento grazie ad Icig e non può essere accusata dei danni ambientali

Di Note ufficiali Venerdi 22 Settembre 2017 alle 16:34 | 0 commenti

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Ci è giunta dalla Miteni S.p.A. questa nota ufficiale che doverosamente pubblichiamo e che vuol fare un po' più di chiarezza, almeno secondo l'azienda, su alcune notizie fornite da Greenpeace e apparse su talune testate giornalistiche: "E' del tutto falso che la proprietà di Miteni, Icig, abbia come attività l'acquisizione e rivendita di aziende per farne profitto con la cessione. Icig non ha mai venduto nessuna delle società acquisite. Acquisisce, risana e fa crescere le aziende dopo averle salvate spesso dalla chiusura e dal fallimento."

"Questo vale anche per Miteni - prosegue la nota - che nel 2009 quando è stata acquistata era in perdita di 4,8 milioni di euro, questo il motivo per cui è stata venduta da Mitsubishi a un prezzo simbolico. Icig l'ha salvata, ristrutturata e rilanciata mantenendo quasi integralmente i livelli occupazionali che oggi stanno aumentando: 15 nuove assunzioni solo quest'anno.Non ha alcun fondamento la presunta disponibilità di cassa di 239 milioni di euro da parte di Icig. Bisogna guardare anche la colonna del debito quando si fanno i conti. Icig ha 181,6 milioni di Euro di debito finanziario e 64,1 di disavanzo commerciale, sembra poco credibile che questo sia sfuggito all'analisi dei dati."

"Ribadiamo con fermezza - sostengono i vertici dell'azienda di Trissino - che le indagini sui terreni fatte da Mitsubishi non erano a disposizione di Miteni che sta facendo azione legale contro la precedente proprietà. Quei documenti a Trissino non c'erano. Va anche ribadito peraltro che la campagna di ricerca e scavi fatta all'interno dello stabilimento insieme ad Arpav sulla base dell indicazioni del nucleo ecologico dei carabinieri in queste settimane non ha rivelato alcun rifiuto sepolto."
"E' un dato di fatto - sottolinea la nota - che l'azienda non produca più Pfas a catena lunga dal 2011, quelli biopersistenti. E' evidente che più sono giovani le persone che accumulano Pfas nel sangue meno queste sostanze possono provenire da Miteni. L'azienda sta sottraendo Pfas all'ambiente, depurando la falda con performance del 99% e avendo gli scarichi, anche quelli industriali, che rispettano i limiti delle acque potabili."

"Il tribunale Superiore della acque pubbliche con una sentenza dello scorso gennaio - conclude la nota -ha indicato che per risolvere il problema Pfas bisogna intervenire su chi li utilizza, e non ha nemmeno citato Miteni. Ha disposto che venga fatto il censimento degli scarichi poiché ci sono decine di industrie che utilizzano e immettono sostanze che Miteni non produce più da anni. Il distretto dell'alto vicentino è simile ad altri distretti industriali con lo stesso problema di presenza di Pfas nelle acque e non si comprende perché nelle altre regioni a inquinare siano le industrie che li impiegano nei processi di lavorazione mentre nel Veneto sia Miteni la responsabile, l'unica azienda sottoposta a controlli rigorosi e certificazioni ambientali."

 

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