Supponete di leggere su un nostro giornale locale nella terza pagina di cronaca, e quindi a pagina 14 e con taglio "basso", questo titolo: "«Beffa con la metropolitana». Sigilli a case e conti in banca"». La prima tentazione, ne siamo certi, sarebbe saltare il pezzo a piè pari pensando magari a un errore del "proto" (ai vecchi tempi era il capotecnico della tipografia che consegnava le pagine "modello" al compositore e che sorvegliava l'esecuzione corretta del lavoro) ed essendo, poi, convinti, visti i fatti "vitivininculi", sorry, berici, che da queste parti i sigilli bisognerebbe porli alle banche e lasciare i conti a casa... Ma se foste proprio dei curiosoni incalliti e aveste letto, sotto il titolo, anche il sommario "Lazio, il progetto della monorotaia avrebbe celato una truffa allo Stato", probabilmente dareste dell'incompetente al proto.
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"Sequestrate di nuovo le gallerie tra Malo e Castelgomberto di SPV". Saremmo di fronte al paradosso per cui le principali gallerie sarebbero insicure per il Tribunale di Vicenza, mentre Silvano Vernizzi sosteneva che la riprogettazione antisismica dei cls e l'adeguamento della sicurezza delle gallerie di SPV sono costati 140 mln di € dei 458 mln in più rispetto al preliminare (1,8mld €). Centine e bulloni inadeguati, non rispondenti ai dettami di legge oltre alla malagestione del cantiere potrebbero essere alla base della morte di Sebastiano La Ganga. Dalla stampa si apprende che, a quasi un anno dal tragico 19 aprile 2016, quando per primi avevamo lanciato la notizia del gravissimo incidente nella galleria Castelgomberto Malo, il tunnel da 500 mln di € è stato di nuovo posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria di Vicenza.
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Un appartamento sequestrato, un uomo denunciato per favoreggiamento della prostituzione, due donne “foto-segnalateâ€: è il bilancio dell'operazione conclusasi il 6 aprile 2017 a opera della Polizia Locale Alto Vicentino in un'abitazione di Via Venezia a Schio. Tutto era cominciato ai primi di febbraio quando un cittadino aveva segnalato un anomalo via vai di persone di sesso maschile dall'appartamento in questione. Subito erano partiti gli appostamenti con agenti in borghese che avevano fermato un 35enne thienese, che confermava di aver avuto un incontro sessuale con una ragazza al prezzo di 150 euro, previo appuntamento telefonico.
I nostri video, quelli di VicenzaPiu.tv, al di là della cronaca fedele che fanno di quanto avviene in un certo momento, spesso nel tempo, come molti documenti apparentemente "normali" nel momento in cui sono "compilati", assumono un ruolo sorico diverso. I nostri video sono spesso stati utili in questo senso, non ultimo quello in cui Francesco Iorio, l'Ad più pagato, a ore, dalla Banca Popolare di Vicenza, prendeva l'impegno solenne in assemblea, con Dolcetta presidente, che tutti gli scavalcati sarebbero stati rimborsati al 100%, impegno non a caso dimenticato nella trascrizione ufficiale dal notaio Boschetti, poi contestata non si sa con quale effetto visto che oggi vengono offerti solo 30 euro a chi ha subito l'onta delle vendite concesse dalla cricca intorno a Gianni Zonin agli scavalcatori senza vergogna che hanno incassato 62,50 euro per un totale di 63 milioni di euro. Ma non è stato l'ultimo nè il primo quel video.
Dal nostro corrispondente a Praia a Mare. Dell'eventualità che dalla procura di Paola, in provincia di Cosenza, si volesse rimettere mano al procedimento per le morti bianche delle tute blu della Marlane Marzotto di Praia a Mare e all'inquinamento dell'area industriale a pochi metri dal Mar Tirreno si era iniziato a parlare a luglio dell'anno scorso (nella foto ritrovamenti di rifiuti tossici nell'area, ndr). Ma la voce circolava già durante il processo di primo grado alla proprietà e ai dirigenti della fabbrica tessile chiusa nel 2004, tra cui Pietro Marzotto presidente del gruppo vicentino dal 1982 al 1998. Nei corridoi e nelle aule del tribunale di Paola, infatti, da più parti si sussurrava di un nuovo elenco di potenziali parti civili. Del resto non è mai stato un mistero che gli ex operai hanno continuato a morire. Anno dopo anno.
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Praia a Mare. In una fredda mattinata, quella di oggi, lunedì 16 gennaio 2016, si è forse aperto un nuovo capitolo nella vicenda relativa all'area industriale di Praia a Mare, in provincia di Cosenza, dismessa nel 2004 dal Gruppo Marzotto. Da anni si sospetta che nei terreni che circondano la fabbrica della Marlane Marzotto per diversi ettari di superficie siano state interrate tonnellate di rifiuti tossici provenienti dagli scarti di lavorazione della fabbrica tessile. Lavorazioni che inoltre, secondo l'originaria ipotesi d'accusa della locale procura, essendo svolte in un regime di omissione dei necessari dispositivi per la sicurezza sui luoghi di lavoro (reato che intanto è andato in prescrizione, ndr), avrebbero ucciso 107 operai e fatto ammalare di tumori molte altre tute blu.
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