Nessuno ha mai detto - scrive Miteni nella nota che pubblichiamo - che i lavoratori siano responsabili dell'inquinamento da Genx. E' una notizia falsa (pubblicata su Il Corriere del Veneto il 7 settembre, ndr). In conferenza dei servizi si è preso atto che gli impianti di Miteni funzionano perfettamente e che non c'è nessuna falla o perdita che possa aver provocato la fuoriuscita di materiali, anche di quantità così piccole come quelle rinvenute. Tra enti e azienda si è discusso delle cause tecnicamente possibili alla luce della piena tenuta degli impianti. Non c'è un problema ambientale, stiamo parlando di quantità piccolissime, ma visto che tracce di GenX e C6O4 sono presenti in alcuni pozzi bisogna capire come ci sono arrivate.
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Il fondo per risarcire gli azionisti? - è la domanda a Salvatore Bragantini con cui apre Federico Nicoletti il suo articolo su Il Corriere del Veneto che riprendiamo integralmente. «Se fossi lo Stato non darei nulla. La banca aveva creato strumenti ragionevoli: c'è chi li ha accettati e chili ha rifiutati. Se c'è sempre una volta dopo, nessuno accetterà mai. Tanto poi ti danno di più». Il tentativo fallito di Atlante e i problemi rimasti aperti. Ma anche un Veneto che ha fatto con Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca una sorta di triplo gioco: prima mandandole in crisi, poi non sostenendo il salvataggio e ora, un anno dopo, rifugiandosi nella teoria auto-assolutoria del «complotto» per spiegare i crac.
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È sicuro e incontestabile che per il disastro della Banca Popolare di Vicenza, non risolto ancora dalle sia pur possenti spalle di... Atlante, abbiano pagato decine di miglaia di azionisti, almeno il 40% dei quali di Vicenza, del Vicentino e del Veneto ed entrati per la loro grandissima maggioranza con dei risparmi in una banca cooperativa per poi ritrovarsi in una S.p.a. con un pezzo di carta, che chiamavano (cattiva) azione i precedenti padroni del vapore scappati con tutta la nave lasciando quì solo il fumo intriso di sogni e progetti bruciati. Per i 62,50 euro che "valevano", dicevano Gianni Zonin e i suoi scudieri, quelle azioni scese, poi, con un minimo di controllo a 10 centesimi, oggi la nuova gestione della BPVi arriva a proporre a 94.000 dei 118.000 azionisti 9 euro.
Oggi in Veneto 5.409 amministratori comunali saranno chiamati a rinnovare i consigli provinciali di Padova, Vicenza, Verona, Rovigo e Belluno. Ma come, si chiederà : le Province non dovevano essere abolite? Sì, cioè no, o meglio: trasformati dalla legge Delrio del 2014 in organi elettivi di secondo grado, dopo la vittoria del «No» al referendum dello scorso 4 dicembre gli enti di area vasta sono rimasti in Costituzione, tanto da giacere adesso in un limbo giuridico. Una condizione di incertezza normativa a cui si somma anche una crisi di sopravvivenza finanziaria: «O entro gennaio il governo emanerà un decreto per mettere in sicurezza i nostri bilanci, o questa volta saremo davvero costretti a dichiarare fallimento». A dare voce all'allarme istituzionale è un coro trasversale di presidenti: da Achille Variati (Vicenza, Partito Democratico) a Stefano Marcon (Treviso, Lega Nord), passando per Enoch Soranzo (Padova, civiche di centrodestra).