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Scontro tra maggioranza e opposizione sull'introduzione del voto di fiducia nello statuto regionale del Veneto

Di Note ufficiali Lunedi 18 Settembre 2017 alle 21:28 | 0 commenti

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Riportiamo le note ufficiali di un esponente di maggioranza e di due della minoranza dopo l'approvazione oggi 18 settembre da parte del consiglio regionale del Veneto della proposta di revisione dello Statuto regionale n. 1 diretta ad introdurre l’istituto della questione di fiducia. Iniziamo con Nicola Finco, capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale. L'esponente della maggioranza commenta la conclusione del dibattito sulla legge approvata questa sera in prima lettura: "Una figuraccia: non è stata esattamente una giornata da incorniciare per le opposizioni che hanno dimostrato una profonda divisione al loro interno."

 

"Infatti, importanti e qualificati esponenti della minoranza - prosegue Finco - hanno preso pubblicamente le distanze e misconosciuto il documento emendativo che mi era stato recapitato e che ho illustrato in aula suscitando appunto la sorpresa di non pochi tra i banchi delle minoranza."

"Sono stati costretti a fare una frettolosa ritirata dopo una figuraccia - ha notato Finco - e per questo sono stati ritirati tutti gli emendamenti e parte delle opposizioni hanno rinunciato al voto. Mi auguro che i tempi tecnici consentano la ripresa di un dialogo costruttivo che non c'è stato: ricordo che per primi abbiamo manifestato in aula la disponibilità al confronto, un confronto che oggi non si poteva fare, come si è ben visto quest'oggi, davanti a posizioni frammentate e contradditorie della minoranza che non aveva una linea comune."

Per la minoranza iniziamo da Stefano Fracasso, capogruppo del Partito Democratico, il quale puntualizza: “Non abbiamo partecipato al voto, perché questa proposta non è votabile. Non c’è neanche una base su cui dire che non siamo d’accordo, è un atto di assoluta insignificanza politica che viene venduto come una ‘questione di fiducia’. Ma non è così, perché con la maggioranza semplice il presidente non andrà a casa. Questo provvedimento servirà solo a regolare qualche conto interno alla maggioranza”.

“Non è possibile - continua l'esponente dem - mettere delle toppe a un vestito così sbrindellato. La nostra manovra emendativa andava nel merito, circoscrivendo anche l’ambito di applicazione. del voto di fiducia; in quel documento vituperato ci sono numerosi elementi che potevano essere sottoposti al confronto. Quando si mette mano alle regole del gioco, bisognerebbe tener bene in considerazione gli aspetti di equilibrio tra maggioranza e opposizione. Chiediamo per l’opposizione la presidenza di una Commissione di garanzia come in Liguria, governata dal centrodestra con Toti o in Emilia Romagna dove c’è il centrosinistra con Bonaccini. La democrazia funziona se ci sono garanzie per tutti altrimenti è prepotenza. Lo Statuto – ha concluso Fracasso - prevede già tempi contingentati e tagliola, è assurdo dire che da quest’aula non escono provvedimenti, perché il bilancio, atto fondamentale del Consiglio, è stato approvato in soli otto giorni”.

Il presidente del Gruppo di Articolo UNO – Mdp, Piero Ruzzante, a margine della seduta di oggi ha dichiarato: “Per introdurre l’istituto della questione di fiducia Lega Nord e Forza Italia hanno scelto di ricorrere ad una riforma dello Statuto palesemente incostituzionale: il testo non prevede infatti la maggioranza assoluta per la fiducia e determina ulteriori cause di scioglimento del Consiglio regionale, diverse da quelle previste dall’articolo 126 della Costituzione. Per questo non ho partecipato al voto”.

“Considero grave la rottura, cercata ed ottenuta dalla maggioranza, - continua Ruzzante - rispetto al patto condiviso solo pochi anni fa che aveva portato all’approvazione dello Statuto del Veneto all’unanimità. Se la maggioranza continuerà lungo questa strada farò ricorso a tutti gli strumenti, compreso quello del referendum confermativo previsto dall’articolo 123 della Costituzione, per contrastare questa scelta che trasforma il Veneto in una monarchia assoluta. Una scelta imposta dal sempre più arrogante e superbo Zaia, che tratta la nostra regione come se fosse una sua proprietà. Superbia e arroganza non erano gradite nella Repubblica di Venezia e nemmeno lo erano le monarchie assolute, come testimonia la vicenda del doge Marino Falier”.


 


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