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Referendum per l'indipendenza della Catalogna, così i commenti di alcuni esponenti politici veneti

Di Note ufficiali Lunedi 2 Ottobre 2017 alle 16:06 | 0 commenti

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Vi proponiamo alcuni tra i numerosi commenti di politici veneti giunti in redazione riguardo alla tragica giornata di ieri 1 ottobre, quando si è svolto il referendum per l'indipendenza della regione della Catalogna dalla Spagna. Iniziamo con l'on. Mara Bizzotto, parlamentare europeo della Lega Nord, che nella sua nota ufficiale sottolinea con forte disappunto: "La squallida repressione messa in atto dal Governo di Mariano Rajoy va condannata senza se e senza ma! Da una parte il voto democratico e la voglia di libertà di milioni di Catalani, dall'altra i manganelli, le armi e la violenza di un Governo spagnolo indegno di stare in Europa." 

"Il tutto - continua la nota - nello scandaloso silenzio della UE che tifa per Madrid e giustifica le illiberali brutalità della Spagna. Cosa dicono i falsi democratici del Partito Popolare Europeo e dei Socialisti? L'inutile Federica Mogherini e l'ipocrita Partito Democratico giustificano l'uso delle armi per negare il diritto di voto a milioni di persone?"

"L'indipendenza della Catalogna travolgerà Rajoy e la complice Unione Europea molto prima di quanto possano immaginare i parrucconi di Bruxelles - conclude l'eurodeputata Bizzotto - Rajoy e la UE hanno già perso la guerra agli occhi del mondo civile e democratico".

Sulla stessa linea di pensiero troviamo anche Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto, di ritorno dalla Catalogna dove è stato tra l'altro osservatore internazionale al referendum di domenica scorsa, che così commenta lo scenario del paese: "Rajoy ha definito una farsa quello che lui stesso ha trasformato, forse per mero calcolo personale, in una tragedia, vista la violenza brutale della Guardia Civil. Se anche Madrid fosse stata dalla parte della ragione, come sostengono molti osservatori internazionali la repressione violenta, sproporzionata, indegna di una nazione civile, ha spostato l'ago della bilancia dalla parte degli Indipendentisti catalani, perché il mondo intero ha potuto capire quale regime è contestato dalla Catalogna, la quale, non dimentichiamo, con le sue tasse sostiene in maniera determinante i conti dello stato spagnolo. Il contribuente catalano, primo azionista dello stato, a Barcellona ha chiesto il diritto di parola: è stato preso a manganellate e questo ha scavato un fossato difficilmente colmabile tra Barcellona e Madrid."

"La mia speranza - prosegue Ciambetti - è che la politica possa individuare una soluzione che eviti nel brevissimo termine ulteriori violenze e una repressione brutale che potrebbe essere ancora nelle corde di Madrid, lavorando affinché a medio termine si possa giungere ad un accordo civile tra le parti. Chi può svolgere questo ruolo? Forse la Commissione Europea potrebbe porre rimedio alla figuraccia rimediata fin qui con un atteggiamento pilatesco che nei fatti s'è trasformato domenica scorsa in una sorta di sostegno alle posizioni di Rajoy. Penso che tutti i partiti europei abbiano spazio e debbano prendere delle iniziative per forzare il governo di Madrid a mutare atteggiamento e cessare la via della repressione violenta per imboccare la strada del dialogo."

"Come ha detto il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, l'Unione Europea - conclude il presidente - non deve voltare lo sguardo. In questa affermazione del premier catalano io vedo lo spazio per un intervento positivo che consenta l'avvio di una vera trattativa. Quello che mi preoccupa, invece, è pensare che Rajoy, nelle sue dichiarazioni e nel suo agire, abbia voluto strizzare l'occhio alla destra più conservatrice e agli ambienti anacronistici della peggior Spagna in vista di future elezioni che potrebbero essere non troppo lontane. Il calcolo personale, in questo caso, sembra prevalere sul bene delle Istituzioni democratiche e sul bene dei cittadini e credo che tutti i democratici europei debbano a questo punto mobilitarsi prima che la tragedia esploda".

Sembra invece di parere opposto l'on. Laura Puppato, parlamentare del Partito Democratico, che ritiene l'unità a fondamento della forza europea: "Il futuro non sta nelle scissioni e nel trionfo dei particolarismi, ma nell'essere capaci di comprendere la maggiore ricchezza che si può avere nel rimanere uniti, senza per questo non considerare le diversità identitarie e le specificità dei diversi territori".

"Il risultato, unico, che è certo, è che da domani - prosegue la parlamentare - sarà molto più difficile il percorso tra Madrid e Barcellona, visto come si è voluto esacerbare gli animi finendo in un referendum in cui non si è avuto modo di andare a valutare per bene pro e contro e in cui era coinvolta solo una piccola parte della popolazione spagnola staterelli sempre più piccoli rischiano oggi di fare il gioco della speculazione finanziaria e dei grandi paesi emergenti, che guardano con appetito ai mercati europei e contro i quali necessitiamo di istituzioni capaci di risposte forti".

"La risposta per il nostro futuro - chiosa la Puppato - sta ancora in ciò che i sognatori del XX secolo seppero realizzare, ovvero l'Unione Europea e via via in una maggiore integrazione che sappia renderci più forti e che ci accomuni in una comunità più grande e ricca di tutte le specificità capaci di interagire senza giungere allo scontro".

Vediamo infine la presa di posizione di Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Consiglio regionale Veneto, che auspica venga trovata una soluzione mediata per risolvere il conflitto scatenato tra indipendentisti e governo spagnolo: "Tra la scheda e il manganello, io scelgo la scheda. È fin troppo facile. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha offerto un assist incredibile agli indipendentisti e una pessima immagine di fronte al mondo."

"Dopo quanto successo ieri, la situazione si è radicalizzata e le catena degli errori, bilaterale, allungata. Stupisce - sottolinea Fracasso - l'assoluta mancanza di voci che offrano invece strumenti di dialogo e mediazione. Solo questi possono garantire ancora una soluzione politica ed evitare altri manganelli. A Madrid, come a Bruxelles ma pure a Barcellona è giunto il momento di persone capaci di mettere insieme i pezzi, non di dividerli ulteriormente."

 


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