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Prima Noi interviene sul caso della consegna delle tessere elettorali da parte dei recoaresi

Di Note ufficiali Mercoledi 22 Febbraio 2017 alle 09:18 | 0 commenti

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E' un bene la mobilitazione dei cittadini su cui abbiamo spinto molto in questi mesi di attività, anche se in questo caso abbiamo l'impressione che si stiano prendendo lucciole per lanterne alimentando confusione su confusione su un problema che invece è chiarissimo in ogni suo aspetto. Non si può dire: "si alla buona accoglienza" senza divenire complici di uno Stato che fino ad ora ha favorito i flussi verso l'Italia generando le criticità che solo adesso in colpevole ritardo un pò tutti riconoscono. Se il Prefetto accetterà le richieste di questi "recoaresi attivi", una ventina di sedicenti profughi saranno comunque piazzati in paese, mentre il resto dei millantatori africani sarà distribuito in altri comuni della zona. Questo è quello che si legge in una nota del Comitato Prima Noi.

I quali andranno a sommarsi alle centinaia che nel 2017 sono destinati ad arrivare nel vicentino senza che nel frattempo si sia effettuato un solo rimpatrio. Nessuno discute la legittimità delle proteste ma tali azioni sono legittime e utili nella misura in cui si ha ben chiaro di cosa si sta discutendo, altrimenti non fare nulla potrebbe risultare (paradossalmente) la scelta più saggia.
Cosa volete che gli interessi al Prefetto e a coloro che stanno a Palazzo Chigi della consegna delle tessere elettorali, quando è noto che buona parte dei cittadini che si oppongono a questo tipo di immigrazione (seppur con sfumature diverse) sono elettori che tendenzialmente non si rivolgono ai partiti che attualmente governano l'Italia. Ciò detto - prosegue la nota - attendiamo di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni a margine di questa iniziativa che apre all'accoglienza diffusa accettando il modello Sprar come strumento risolutivo della vertenza tra Comune e Prefettura. Noi però contiamo ancora che in Valle dell'Agno ci siano uomini e donne disposte a non accettare simili compromessi al ribasso, pronti quindi ad alzare la testa per opporsi ai diktat immigrazionisti e al buonismo imperante di coloro che nell'immigrazione intravedono nuove energie per la nazione quando nei fatti non è nient'altro che uno dei tasselli per accelerarne l'impoverimento culturale e identitario, sociale ed economico.

 

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