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Piano sociosanitario, Sinigaglia e Fracasso del PD: assistenza territoriale ferma al palo e allarme per sciopero medici, chiesto consiglio regionale straordinario per martedì 3

Di Note ufficiali Domenica 1 Ottobre 2017 alle 10:31 | 0 commenti

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"Abbiamo chiesto la convocazione del Consiglio Regionale straordinario perché lo sciopero dei medici di famiglia del Veneto, con un'adesione che ha sfiorato il 100%, è l'ultimo segnale di allarme del tradimento del piano sociosanitario. L'assistenza territoriale, la grande scommessa del piano, è ferma al palo. Medicine di gruppo bloccate, ospedali di comunità mai avviati e la riforma delle case di riposo è rimasta solo un annuncio" afferma, nela nota che pubblchiamo, Claudio Sinigaglia, consigliere del PD in Commissione Sanità.

Iniziative di protesta dei medici di famiglia nei confronti della Regione, per richiamare l'attenzione in merito alle pesanti criticità inerenti le cure territoriali previste nel Piano socio-sanitario regionale 2012-2016 (PSSR),  non si erano mai viste.
In particolare, i medici di Medicina Generale (MMG) evidenziano come il piano sia stato disatteso in molti aspetti fondamentali:
- l'attivazione di nuovi ospedali di comunità, di Unità riabilitative territoriali (Urt) e di hospices, il potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata (ADI) e il rafforzamento organizzativo della medicina di base sono in una fase di sostanziale stallo;
- non sono stati attivati gli hospices per le cure terminali: attualmente le case di riposo devono sostenere cure a malati gravi e terminali con dotazioni inadeguate essendo inoltre penalizzate dal 2009 dal blocco dell'aumento del numero delle impegnative e del loro valore. Di conseguenza sempre più spesso i malati con gravi patologie in dimissione dagli ospedali devono essere ospitati nelle case di riposo fuori convenzione, a totale carico delle famiglie, con costi che possono arrivare anche a 3.000 euro al mese;
- le abitazioni private sono diventate il più grande ospedale per anziani fragili e malati con patologie complesse, disabili, bisognosi di assistenza giorno e notte. Infatti, sono almeno 40.000 i posti letto in Veneto nascosti nel pudore degli appartamenti: il 18 per cento dei malati sono allettati cronici, il 13 per cento hanno piaghe da decubito, il 16 per cento soffrono di demenza; la loro assistenza grava quasi totalmente sulle famiglie coadiuvate dal fondamentale aiuto delle badanti;
- non sono stati attivati i nuclei di cure palliative o, se attivati, risulterebbero inadeguati. I servizi infermieristici sono limitati a poche ore al giorno, con conseguenti pesanti carichi familiari nelle ore notturne e nei giorni festivi. In diverse aziende ULSS l'assistenza infermieristica è appaltata, con bandi al ribasso, a cooperative sociali che erogano prestazioni a cottimo con personale straniero che ha notevoli difficoltà di comunicazione con i malati e i familiari.
"I medici di famiglia - aggiunge Sinigaglia - denunciano di essere "soffocati da oneri burocratici e informatici". In media ogni anno un medico di Medicina Generale esegue circa 8.900 visite ambulatoriali e 306 visite domiciliari. I 3.161 medici di Medicina Generale del Veneto svolgono in un anno circa 28.400.000 visite ambulatoriali e circa 967.000 visite domiciliari. Tuttavia gli studi dei medici di famiglia in Italia, rispetto a quelli dei loro colleghi europei, risultano essere tra i più sguarniti di personale di supporto e di attrezzature diagnostiche".
La legge n. 189/2012 "Balduzzi" prevede di potenziare l'organizzazione degli studi dei medici di famiglia per garantirne l'accesso dodici ore al giorno con un adeguato supporto di personale infermieristico e di segreteria. La Giunta regionale con la DGR n. 751/2015 ha previsto le Medicine di Gruppo Integrate (MGI). 
Dal 2015 ad oggi, su 87 MGI approvate, ne sono state attivate dalle aziende ULSS solo 55, che servono il 12 per cento della popolazione veneta. Inoltre, a fronte della disponibilità dei medici di Medicina Generale a individuare le necessarie sedi e ad organizzarle, dal febbraio 2017 le nuove attivazioni risultano sostanzialmente bloccate.
"Torniamo a chiedere l'attivazione degli  ospedali di comunità e hospices e a potenziare l'assistenza domiciliare integrata (ADI) come previsto dal Piano socio-sanitario regionale 2012-2016 - dice Stefano Fracasso, capogruppo del PD a Ferro-Fini - e ad aumentare la dotazione di impegnative relative ai posti letto convenzionati nelle case di riposo per sostenere le famiglie che non sono in grado di affrontare i costi di degenza. Non possiamo accettare che in Veneto ci siano cittadini di serie A, che possono disporre di medicine di gruppo funzionanti con accessibilità dal mattino alla sera e cittadini di serie B, costretti a orari di accessibilità agli ambulatori che variano da giorno a giorno. O pazienti che trovano la struttura di ricovero intermedio, l'ospedale di comunità, e altri che non sanno dove rivolgersi dopo la dimissione ospedaliera".
"Chiediamo con forza che sia riaperto il tavolo di confronto con i Medici di Medicina Generale, in modo da poter attivare tutte le proposte di Medicina di Gruppo Integrata. Che vengano attivati 1000 posti letto di ospedale di comunità entro il prossimo biennio, valorizzando i Centri Servizi per Anziani, le strutture ospedaliere dismesse e quelle convenzionate. E chiediamo l'impegno ad avviare immediatamente la discussione sulla legge di riforma delle IPAB per rispondere adeguatamente agli oltre 29.000 anziani ospitati nei centri servizi del Veneto, cui poco importa della legge sulla bandiera o sulla minoranza nazionale. Aspettano strutture efficienti a fronte della crescente esigenza di cura per la non autosufficienza" conclude Stefano Fracasso.


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