Passa modifica Statuto regione ma non l'Inno del Veneto: tanto tempo dedicato ma salta la maggioranza. Le varie posizioni
Mercoledi 27 Giugno 2018 alle 02:05 | 0 commenti
Politica - Il Consiglio regionale approva le proposte di modifica dello Statuto ma non passa la proposta di prevedere anche un Inno del Veneto
Approvato con 36 voti a favore e 5 astenuti la Revisione dello Statuto Regionale n. 2 di iniziativa dei consiglieri Ciambetti, Conte, Giorgetti, Guadagnini e Pigozzo. La legge di modifica dello statuto ora dovrà passare alla seconda lettura dell'aula, fra 60 giorni, per essere approvata in via definitiva. Relatore in aula il Consigliere Luciano Sandonà e controrelatore Simone Scarabel.
Il dibattito ha visto un confronto serrato in specialmodo sull'articolo 5 del testo approdato in aula che introduceva la modifica dell'art. 1 dello Statuto proponendo che la Regione fosse rappresentata, oltre che dalla bandiera, gonfalone e stemma anche da un Inno stabilito con specifica legge regionale. Questa proposta, fortemente contestata dal consigliere Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) sostenuto dal dibatto dagli interventi dei consiglieri del Pd, Fracasso, Salemi, Azzalin, e approfondita nei suoi aspetti politici anche dal consigliere Marino Zorzato (Area Popolare) è stata votata con 25 voti a favore, 15 contrari, e 5 astenuti ma necessitando della maggioranza qualificata fissata in 26 voti non ha passato l'esame dell'aula.
Critico, complessivamente, il Movimento 5 Stelle che con Simone Scarabel aveva presentato più emendamenti per introdurre nello Statuto veneto la previsione di forme di democrazia diretta dei cittadini, attraverso consultazioni anche telematiche sul modello svizzero. Approvate invece la proroga in carica dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale uscente sino all'insediamento della nuova presidenza, come originariamente previsto dal primo Statuto regionale approvato nel 1970. il Presidente uscente, in virtù della nuova norma, convocherà il primo Consiglio della nuova legislatura. In sede di dibattito approvati due ulteriori articoli: il primo prevede la soppressione dell'art. 53 dello Statuto, che impone di scegliere gli assessori tra i consiglieri regionali allineando lo statuto alla nuova legge elettorale. In sede di dichiarazione di voto Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) ha voluto ribadire che "Pur mantenendo le mie perplessità rispetto a quanto previsto dall'articolo 3 della proposta di revisione statutaria, quella di oggi rappresenta una buona mediazione rispetto al testo entrato in Aula. Si tratta di una regola base della politica: quando si vince una battaglia, non bisogna perdere la visione d'insieme e quindi voterò a favore della revisione". Stefano Fracasso (Partito Democratico) ha spiegato che "Quattro articoli di revisione statutaria bastano e avanzano, rispetto agli impegni che ci siamo assunti in sede di modifica della legge elettorale regionale. Il lavoro d'aula si è dimostrato utile per trovare migliori soluzioni per articolo 3, e a ribadire come il confronto non è mai inutile. Gli spazi di manovra se usati in maniera intelligente servono a trovare punti di contatto in Assemblea. Sul piano dell'articolo 5, sul piano dell'aggiunta politica, il tema dell'inno, certe nostalgie venetiste si sono infrante sugli scogli di una nuovo livello politico che colloca la Lega nel contesto nazionale, e probabilmente al presidente Zaia non dispiacerà questo esito. Anche noi manteniamo qualche riserva sull'articolo 3, ma il rinvio al Regolamento ci consente di votare favorevolmente, in prima lettura, alla modifica dello Statuto". Sergio Berlato (FdI-Mcr) ha ribadito che "A nome di Fratelli d'Italia, fin all'inizio ho sollevato le nostre perplessità sull'articolo 3 e contrarietà rispetto all'articolo 5. Ritengo che il lavoro d'Aula sia stato positivo. Pietro Dalla Libera (Veneto Civico) ha spiegato il suo sostegno alla nuova norma "Voto favorevolmente il provvedimento, anche se dispiace non aver vista approvata la norma relativa all'Inno contenuta nella proposta di modifica dell'articolo 5". Si è rammaricato invece Antonio Gaudagnini (Siamo Veneto): "La proposta di aggiungere l'Inno avrebbe qualificato maggiormente la revisione statutaria. Non sarebbe stata la prima regione d'Italia e non sarebbe stata in contrapposizione con l'inno nazionale; ringrazio quindi tutti quelli che hanno votato a favore della proposta". Per Simone Scarabel (M5S): "Sarebbe bastato un segnale positivo rispetto alla nostra manovra emendativa che aveva l'obiettivo di aumentare lo spazio e favorire previsioni statutarie volte a favorire la democrazia diretta. Quel segnale non c'è stato, un'occasione persa nell'interesse dei nostri cittadini. Annuncio con dispiacere per questa prima lettura del testo di revisione statutaria il nostro voto di astensione". Nicola Finco (Lega Nord): "Dispiace che il tema dell'Inno sia stato visto come occasione per rinfocolare una diatriba in contrapposizione con i ‘nazionalisti'. La lega è diventata nazionale, ma mantiene una forte identità e valori radicati sul territorio, una ossatura forte e una spina dorsale che altri partiti non hanno più. Ringrazio la maggioranza che ha votato a favore rispettando il lavoro della Commissione. Il nostro voto sarà comunque favorevole". Infine Massimo Giorgetti (Forza Italia). "Credo sia inevitabile, nell'annunciare il nostro voto favorevole alla proposta di revisione statutaria, ricordare che il dibattito in Aula ha rispecchiato le posizioni dei gruppi politici in Commissione. Inoltre, quando si entra su questi terreni, non ritengo corretto il richiamo alla disciplina di partito".
Politica - M5S: "Il Consiglio regionale perde tempo sull'Inno del Veneto e la maggioranza dopo lunga discussione non ha neppure i voti per farlo approvare"
"Una giornata di lavoro, ore e ore in aula per un dettaglio fondamentale come l'inno del Veneto e poi la maggioranza non ha neppure i voti per portare a casa l'ennesima baggianata". Il gruppo consiliare regionlae M5S commenta l'esito della votazione delle modifiche statutarie al vaglio del Consiglio regionale in prima lettura nella seduta odierna.
"Abbiamo migliaia di famiglie in difficoltà economiche, la nostra gente deve fare i conti con i Pfas e con un inquinamento devastante, ci prepariamo a pagare per decenni lo sfacelo della Pedemontana e loro che fanno? - si legge nella nota diffusa dal gruppo consigliare pentastellato - Si impuntano sull'inno del Veneto, e alla fine non sono neppure in grado di racimolare i voti per portare a casa il provvedimento. Ci piacerebbe sapere quanto è costato ai veneti il tira e molla sull'inno regionale che la maggioranza ha tentato di condurre in porto oggi in Consiglio. E ci piacerebbe anche sapere cosa ne pensa Zaia, dei continui scivoloni che i suoi fanno in aula. Se questa maggioranza e questo governo regionale dedicassero alle necessità dei veneti il tempo e le energie che mettono per farci cantare la ‘Biondina in gondoleta' - conclude la nota M5S - risolveremmo metà dei problemi della regione in un batter d'occhio.
Inno Veneto - Sergio Berlato e Massimiliano Barison (Fdi - Mcr): voto contrario del gruppo fratelli d'Italia a difesa del valore dell'unità nazionale
Nella seduta odierna il Consiglio regionale non ha approvato la modifica dello Statuto nella parte che prevedeva l'introduzione dell'inno veneto tra i simboli rappresentativi della Regione del Veneto.
Come Gruppo Fratelli d'Italia - affermano i Consiglieri regionali, Sergio Berlato e Massimiliano Barison - abbiamo espresso convintamente voto contrario all'introduzione nello Statuto regionale dell'inno veneto in quanto riconosciamo solo l'inno di Mameli, che assieme al tricolore, rappresenta l'unità nazionale.
Già in sede di prima Commissione il Gruppo Fratelli d'Italia aveva espresso forti perplessità su tale proposta - proseguono i Consiglieri Berlato e Barison.
Così come ci siamo schierati a favore del referendum che chiedeva maggiori forme di autonomia per il Veneto - concludono i Consiglieri Berlato e Barison - saremo sempre pronti a schierarci contro qualsiasi tentativo, portato avanti in modo più o meno palese, di perseguire l'obiettivo dell'indipendenza o della secessione come del resto abbiamo fatto anche oggi in Consiglio regionale del Veneto votando contro la proposta di inserire l'inno veneto nello Statuto che qualcuno voleva in alternativa o in sostituzione dell'inno nazionale.
Ufficio stampa Gruppo consiliare di Fratelli d'Italia-MCR
Consiglieri regionali Sergio Berlato e Massimiliano Barison
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Fracasso (PD): "Statuto, la maggioranza naufraga sull'inno veneto:. Bene le altre modifiche dello statuto necessarie con la nuova legge elettorale"
"La maggioranza naufraga sull'inno nonostante il soccorso, purtroppo, di qualche consigliere della minoranza. I veneti cantano e continueranno a cantare l'Inno di Mameli". Così Stefano Fracasso, capogruppo del Partito Democratico commenta la bocciatura dell'articolo 5 del Pdl sulla Modifica della legge regionale statutaria, che, dopo un'accesa discussione, non è passato. "Le fantasie di un ‘canto' in salsa veneta da inserire nello Statuto si sono infrante, la maggioranza non ha tenuto. Evidentemente l'indipendenza e il venetismo non sono più una priorità neanche per il presidente Zaia: sarebbe bastata la sua presenza in aula e la proposta sarebbe passata e messa nero su bianco. Adesso il quadro è cambiato: il termine ‘nord' è scomparso dal simbolo della Lega che con Salvini è diventato un partito nazionale e sovranista. Addio Padania e addio inno padano". Sul provvedimento nel suo complesso, invece, il voto del Partito Democratico è stato favorevole: "Avevamo detto in sede di discussione generale che quattro articoli erano sufficienti ad aggiustare le questioni tecniche, modifiche necessarie dopo l'approvazione della nuova legge elettorale. Dal punto di vista politico era stato trovato un punto d'intesa tra il premio di maggioranza con il limite massimo del 60% e la possibilità di nominare il 100% degli assessori esterni. Non c'era alcun motivo di fughe in avanti su congedi e numero legale. E infatti il lavoro in aula si è mostrato utile per trovare soluzioni migliorative all'articolo 3: è la conferma che il confronto è più produttivo dello scontro ideologico". Â
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