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Le grida d'allarme della UIL sulla situazione delle carceri nel Triveneto

Di Note ufficiali Giovedi 10 Agosto 2017 alle 10:33 | 0 commenti

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La situazione nelle carceri del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e nel Trentino continua a registrare preoccupanti regressioni, ed in particolare nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria. "L'ultimo campanello di allarme - dichiara Leonardo Angiulli segretario regionale della UIL PA Polizia Penitenziaria - giunge dalla C.R. della Giudecca dove lo scorso week-end non sono stati concessi riposi settimanali, sono stati organizzati turni di piantonamento di nove ore consecutive senza nemmeno una pausa per il pasto, ed è stata stravolta la programmazione dei turni e quindi la vita privata di ognuno". Il tutto sarebbe da ricondurre al ricovero urgente in ospedale di due detenute.

"Va bene che il nostro è un lavoro soggetto a situazioni di emergenza - continua Angiulli - ma due piantonamenti non possono mandare in tilt tutto al punto da lasciare un intero turno con una sola unità in tutto il carcere. Un sistema efficiente, efficace ed organizzato può andare in crisi solo per situazioni straordinarie non certo per due ricoveri che, viceversa, dovrebbero essere contemplati. Se non ci sono risorse umane adeguate non si può scaricare le conseguenze sulla Polizia penitenziaria ma bisogna avere il coraggio di assumere provvedimenti, anche drastici".
Il sistema per effetto della c.d. legge Madia ha di recente subito una "razionalizzazione", anche se il sistema carcere ha subito l'esatto contrario cioè l'apertura di nuovi carceri e padiglioni (es. Rovigo e Vicenza) e forse anche da qui deriva l'attuale crisi del sistema.
"Non voglio ribadire le critiche già mosse dalla UIL a tutti i livelli, io qui mi limito a fare una provocazione - prosegue il sindacalista - perché non chiudere la Giudecca se non ci sono altre soluzioni? 60 detenute si possono distribuire negli altri tre istituti presenti e il personale potrebbe essere destinato altrove. Razionalizzando veramente i reparti destinati alle detenute si potrebbero avere effetti benefici anche per effetto del risparmio che ne conseguirebbe rispetto ai costi di gestione e di manutenzione necessari per una vecchia struttura come quella in argomento".
Non è certo migliore la situazione a SANTA MARIA MAGGIORE dove il personale amministrativo addetto alla contabilità è stato incredibilmente trasferito presso gli UEPE, privando il carcere di figure importanti e la carenza della Polizia penitenziaria determina turni oltre il limite consentito.
"Coloro i quali effettuano i turni di piantonamento di sei ore in ospedale - afferma il leader regionale della UIL - al rientro in istituto sono costretti a svolgere ulteriori sei ore di servizio, andando ben oltre il limite di 9 ore previste dal CCNL e anche qui i riposi settimanali non sono previsti. Il paradosso è che entrambi gli istituti Veneziani sono privi di un comandante di reparto e questo unito al fatto che abbiano anche trasferito i funzionari contabili, sguarnendo il carcere, la dice lunga su come è gestita l'amministrazione penitenziaria".
A Gorizia, seppure l'istituto è di piccole dimensioni, non si riesce più a garantire un andamento ordinario in quanto il ricorso al lavoro straordinario va ben oltre i limiti previsti dalla stessa amministrazione.
"Quella di Gorizia - spiega Leonardo Angiulli- è una situazione assurda, ai limiti dell'incredibile, l'amministrazione dispone alla Polizia penitenziaria prestazioni di lavoro straordinario oltre i limiti da essa stessa imposti (40 ore mensili), facendogli fare più di 60 ore mensili e poi non gli retribuisce il relativo compenso accantonandogli le ore. Nel frattempo non concede i riposi settimanali (forse uno solo per tutto il mese) e con le ore che accumula aumenta le giornate di assenza che il personale dovrà recuperare, il tutto in un contesto che di recente ha perso sei unità andate in pensione e non rimpiazzate. Un gatto che si morde la coda!"
Rovigo è lo scandalo peggiore di tutto il territorio, laddove il Ministro della Giustizia e l'amministrazione hanno voluto a tutti i costi l'apertura del carcere nuovo da spendere politicamente, senza che nessuno si preoccupasse di realizzare una corretta e adeguata programmazione.
"Il carcere di Rovigo è appena stato aperto e già presenza gravi carenze strutturali e questo non aiuta certo il lavoro della Polizia penitenziaria - affermano dalla UIL - è stato aperto per volontà politica con il solo personale proveniente da quello vecchio, senza programmare incrementi e con la scusa di un apertura graduale. Oggi invece il carcere è attivo, il personale non c'è, i turni di servizio vanno oltre il consentito, i diritti del personale messi non in secondo ma in terzo piano e la struttura è fatiscente; basti pensare che in una struttura nuova aperta da poco più di un anno non funzionano molti dei climatizzatori installati. L'attività amministrativa del carcere è spesso pregiudicata da esigenze di servizio che determinano la chiusura degli uffici per destinare il personale a servizi operativi imprevedibili".
A Vicenza, Padova, Verona e Trento la situazione è analoga alle altre con la differenza che a Vicenza è stato aperto di recente un padiglione detentivo senza un incremento dell'organico.
"Il denominatore comune degli istituti del Triveneto - ribadisce Angiulli - è la carenza d'organico, i turni di servizio oltre i limiti previsti, il mancato riconoscimento dei diritti contrattuali, aumento degli eventi critici e delle aggressioni in danno della Polizia Penitenziaria, un preoccupante senso di abbandono all'interno delle carceri che non sembra interessare nessuno.
Non è un caso se il nostro segretario generale Angelo Urso sostiene da tempo che occorre proclamare lo stato di emergenza della Polizia penitenziaria. Ben vengano le 300 unità circa annunciate di recente dal Ministro della Giustizia ma sono una goccia rispetto alle reali esigenze. Il Ministro giustamente rivendica il merito di queste assunzioni, ma noi vediamo che, con tutto il rispetto per gli altri Corpi, la Polizia penitenziaria, che sta vivendo una situazione di emergenza come non mai, è comunque la cenerentola in ogni situazione rispetto ad altri che hanno ottenuto tre volte tanto e altri ancora il doppio. Giusto quindi rivendicare i meriti ma serve di più, tanto di più altrimenti il tracollo è inevitabile; le recenti evasioni da Rebibbia, Civitavecchia, Frosinone, Barcellona Pozzo di Gotto e i mancati rientri da permesso sono un campanello di allarme da non sottovalutare.
"
Rispetto a Verona occorre porre in evidenza che nell'ultimo mese si sono registrati quattro aggressioni nei confronti della Polizia penitenziaria che hanno determinato un conseguente stato di malattia per 8 unità che, quindi, sono venute meno nella programmazione dei turni.
"Quello delle aggressioni - chiosa Angiulli - è sicuramente un rischio del mestiere ma ultimamente più che un rischio sembra stia diventando la regola e nessuno si preoccupa di dotare il personale di dispositivi di protezione individuale, di prevedere regole d'ingaggio comuni è di attuare piani di prevenzione a salvaguardia dell'incolumità fisica. Ciò che però fa più rabbia è vedere dirigenti, come il direttore di Verona che, nonostante sia quanto meno moralmente responsabile di ciò, in maniera insensibile va anche oltre i limiti dello zelo pur di esercitare pressioni su chi è stato oggetto di aggressione, pretendendo che questi rientrino a Verona durante la malattia, conseguenza delle aggressioni, trascorsa presso le famiglie di origine. Uno viene aggredito, ottiene una prognosi dal medico, comunica regolarmente dove trascorrerà la degenza e il direttore durante essa pretende che questi, a proprie spese, parta da dove si trova per raggiungere Verona per essere sottoposto a visita da parte del medico incaricato. Non ci sono parole!"


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