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Il Consiglio regionale del Veneto respinge la Mozione della minoranza sui medici di base e il Piano Socio Sanitario

Di Comunicati Stampa Martedi 3 Ottobre 2017 alle 19:08 | 0 commenti

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Il Consiglio regionale si è riunito oggi, in seduta straordinaria, per esaminare la Mozione, presentata dai consiglieri di Minoranza, relativa a: "La Giunta regionale accolga le richieste dei medici di medicina generale di attuazione del Piano socio-sanitario per scongiurare lo sciopero e il conseguente blocco dei servizi". I lavori in aula consiliare sono stati introdotti dal consigliere Bruno Pigozzo (PD) che ha spiegato "la motivazione alla base della richiesta della convocazione del Consiglio regionale in seduta straordinaria".

“Abbiamo voluto accogliere - esordisce l’esponente dei Democratici – la richiesta avanzata dai Medici di Medicina Generale di fare il punto sull’applicazione del Piano Socio Sanitario regionale. E’ vero che in Quinta Commissione consiliare siamo già entrati nel merito delle istanze avanzate dai Medici, con l’intervento degli Assessori regionali alla Sanità e al Sociale, Luca Coletto e Manuela Lanzarin, nonché del direttore dell’Area Sanità e Sociale della Regione, dott. Domenico Mantoan. Tuttavia, gli aspetti sviluppati durante i lavori della Commissione necessitano di ulteriori approfondimenti per entrare ancora di più nel merito del problema, mettendo tutti i consiglieri nella condizione di conoscere lo stato di applicazione del Piano Socio Sanitario regionale, che peraltro si trova già in regime di proroga fino a tutto il 2018”.
“Con la Mozione che abbiamo presentato – continua Pigozzo – impegniamo la Giunta a dare applicazione a molteplici aspetti previsti nel succitato Piano, in primis l’effettivo spostamento dell’asse dei servizi erogati dall’ospedale al territorio. Non sono infatti ancora operativi una serie di servizi sul territorio, come le strutture intermedie (ospedale di comunità e case di riposo in particolare), mentre le Medicine di Gruppo Integrate non sono state attivate in modo omogeneo su tutto il territorio regionale, creando così disparità di trattamento tra i cittadini veneti (solo 55 attive)”.
“Vogliamo impegnare la Giunta regionale – prosegue il Vicepresidente del Consiglio – innanzitutto a dare risposte esaustive alle richieste avanzate dai Medici di base, affinché venga quanto prima interrotto lo sciopero, iniziato a fine settembre, per non danneggiare ulteriormente i cittadini veneti, riaprendo con celerità un tavolo tecnico di confronto tra Regione e Medici, che possa affrontare e superare i punti critici evidenziati. Infine – conclude Bruno Pigozzo - è necessaria la riforma delle Ipab e l’attivazione di almeno ulteriori mille posti letto entro il 2018 per accogliere le pressanti richieste che ci giungono dal territorio, date le lacune presenti nell’ambito dell’assistenza domiciliare, soprattutto nel fine settimana e nelle ore notturne, un’assistenza che deve essere applicata in modo capillare e uniforme su tutto il territorio veneto, come peraltro già prevede il Piano Socio Sanitario”. Molteplici gli interventi che si sono susseguiti in aula consiliare. Il Vicepresidente della Commissione Sanità Jacopo Berti (M5S) chiede: “Di riaprire immediatamente il confronto nel merito del Piano Socio Sanitario regionale, per dare piena e omogenea applicazione alle prescrizioni in esso contenute, in primis per garantire ai cittadini veneti un numero adeguato di posti letto. Inoltre, è necessaria una migliore programmazione della formazione delle professioni sanitarie, dato che mancano professionalità importanti, rivedendo i numeri di accesso alle facoltà universitarie in ambito sanitario”.
Claudio Sinigaglia (PD) spiega come: “Il Consiglio straordinario è giustificato dalla presenza di una situazione straordinaria che si è venuta a creare in ambito sanitario regionale, ad iniziare dalla mancata attenzione in ordine alla cronicità delle malattie, che assorbe tre quarti delle risorse e interessa ormai circa un quarto della popolazione, peraltro prevista dal Piano Socio Sanitario, che individua obiettivi precisi da raggiungere. Purtroppo questi obiettivi a tutt’oggi non sono ancora stati realizzati. Abbiamo pertanto richiesto questo Consiglio straordinario per fare il punto della situazione e per aprire un tavolo di confronto che spieghi le ragioni per le quali è stato interrotto il percorso condiviso tra Regione e Medici di base, che dovrebbe portare ad una evoluzione strutturale e culturale della professione e del ruolo ricoperto dai Medici di Medicina Generale, tramite lo sviluppo delle Medicine di Gruppo Integrate. Dei 1263 posti letto previsti dal Piano Socio Sanitario – prosegue Sinigaglia – ne è stato attivato solo un 10% circa. Chiediamo alla Giunta di attivare altri mille posti letto e implementare l’assistenza domiciliare. Inoltre – chiosa Claudio Sinigaglia – è dal 2000 che siamo in attesa della riforma delle Ipab, sarebbe ora di metterci mano”.
Di diverso avviso, il consigliere regionale Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto): “Pur condividendo i principi alla base delle richieste della Minoranza di implementare le Medicine di Gruppo Integrate e l’assistenza domiciliare, tuttavia non ci possono essere maggiori oneri finanziari a carico della Regione, semmai dovremmo diminuire i costi, coniugando risparmio e tutela dei bisogni sociosanitari dei cittadini veneti. Se lo strumento dello sciopero di per sé stesso è legittimo e democratico, è anche vero che i Medici di base sono già ampiamente tutelati da convenzioni, sia in ambito pubblico che privatistico. Aspetto altresì importante - conclude Valdegamberi – è rivedere la programmazione della formazione universitaria in ambito sanitario, perché mancano professionalità importanti e non vogliamo arrivare al paradosso di dover importare professionisti dall’estero mentre i nostri giovani laureati e specializzati sono costretti a emigrare”.
Il Capogruppo del PD in Consiglio regionale Stefano Fracasso: “Abbiamo chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio affinché tutti i cittadini veneti possano ricevere un’adeguata assistenza sanitaria, nel territorio di residenza, dalle otto del mattino alle otto di sera, con un pensiero particolare per le persone anziane e afflitte da malattie croniche. Mancano servizi adeguati sul territorio, con il rischio che il carico assistenziale finisca a carico delle famiglie, e delle donne in particolare. E’ quindi indispensabile riformare le Ipab, aumentare i posti letto degli ospedali di comunità e sviluppare le Medicine di Gruppo. Tutto questo chiediamo al Governatore Luca Zaia, solo per ovviare alle evidenti disparità di trattamento presenti sul territorio regionale in ambito sanitario”.
“A distanza di cinque anni – prosegue l’esponente dei Democratici – è necessario rivedere l’attuazione del Piano Socio Sanitario, che è rimasto inapplicato soprattutto in ordine alle Medicine di Gruppo Integrate”. “Sono tre le richieste urgenti che rivolgiamo alla Giunta regionale – conclude Stefano Fracasso – la riapertura della trattativa con i Medici di Medicina Generale, l’immediato avvio, in Quinta Commissione consiliare, dell’esame della Legge sulla riforma delle Ipab, la creazione, entro il 2018, di ulteriori mille posti letto degli ospedali di comunità”.
Così Cristina Guarda (AMP): “E’ prioritario spostare l’asse dei servizi dagli ospedali al territorio, perché non possiamo lasciare sole 40mila famiglie venete che, dovendo gestire persone in situazioni di fragilità,  denunciano la mancanza di strutture intermedie, costrette così a sostenere rette troppo elevate. Dobbiamo mantenere pubblica l’assistenza sanitaria, questo è un principio fondamentale. E’ tempo che la Regione si prenda degli impegni in tal senso e li onori”.
Graziano Azzalin (PD) da parte sua sostiene: “E’ doveroso che il Consiglio regionale si interroghi sulle criticità sollevate dai Medici di base, per tutelare i nostri cittadini. D’altra parte, fin dall’origine abbiamo ritenuto inadeguato il Piano Socio Sanitario, soprattutto perché la deospedalizzazione avrebbe dovuto implementare i servizi sul territorio, anche attingendo dal risparmio realizzato con la riduzione del numero delle Ulss, ma questo a tutt’oggi è rimasto solo sulla carta. Deve essere chiaro un principio: non si possono depredare i territori trasferendo risorse all’Azienda Zero”.
Orietta Salemi (PD) rincara la dose: “E’ ora necessaria una verifica sugli esiti dell’applicazione del Piano Socio Sanitario per poter calibrare meglio ulteriori politiche in materia sanitaria, soprattutto in ordine al modello della Medicina di Gruppo Integrata, che temo abbia esaurito la sua forza propulsiva, in quanto negli ultimi anni sono cambiate le esigenze espresse dal territorio. La cronicità è infatti il bisogno ora più impellente ma non può esclusivamente gravare sulla domiciliarietà. E’ necessario trovare un punto di mediazione, con il ritorno a quelle attenzioni previste dal Piano Socio Sanitario”.
Francesca Zottis (PD) da parte sua sostiene: “Bisogna capire il ruolo e i livelli di indirizzo che la Regione vuole svolgere in ordine all’attuazione del Piano Socio Sanitario, dato che molti servizi previsti sulla carta non sono ancora stati applicati. E’ inoltre opportuno chiarire il ruolo ricoperto dai Medici di Medicina Generale per poter dare risposte assistenziali adeguate ai cittadini”.
Per Piero Ruzzante (Articolo 1 – MDP): “Il problema sollevato dai Medici di base è stato affrontato con superficialità. Dobbiamo aprire una discussione seria in ordine alla stessa organizzazione socio- sanitaria regionale, ad iniziare dal ruolo svolto dall’Azienda Zero. D’altra parte, se le criticità evidenziate non fossero gravi, non si sarebbero mai compattate tutte le sigle sindacali dei Medici di base. A distanza di anni dall’approvazione del Piano Socio Sanitario, mancano ancora le strutture intermedie sul territorio, in grado di gestire meglio i bisogni assistenziali dei nostri cittadini, soprattutto delle emergenze, e al contempo abbassare i costi che attualmente gravano sulla sanità centralizzata”.
Giovanna Negro (Veneto del Fare) e Andrea Zanoni (PD): “Dobbiamo trovare una soluzione di buon senso che ponga fine allo sciopero nell’interesse prioritario dei cittadini veneti, soprattutto delle persone anziane e più fragili”.
E’ quindi seguita la replica dell’Assessore Luca Coletto: “Al netto di alcuni errori che sono stati compiuti, difendo la piena operatività del Piano Socio Sanitario regionale e la sua aderenza alle necessità sanitarie della popolazione veneta, ammettendo tuttavia che si possa migliorare lo sviluppo delle Medicine di Gruppo Integrate, che devono essere riparametrate in base alle rinnovate esigenze del territorio. Quanto agli ospedali di comunità, quali strutture intermedie che servono soprattutto per affrontare la cronicità, c’è stato un allineamento rispetto a una normativa nazionale, con il loro ricollocamento all’interno di ospedali o di ex ospedali per acuti. Al più presto creeremo ulteriori posti letto di comunità per venire incontro alle richieste del territorio”.
L’Assessore Manuela Lanzarin contesta: “alcune affermazioni non veritiere ed eccessivamente critiche espresse in aula, soprattutto in ordine alla presunta non applicazione del Piano Socio Sanitario, sostenuta peraltro da una parte politica che non lo ha votato. Quanto alla riforma delle Ipab, questa è fondamentale e va fatta a trecento sessanta gradi, valutando tutti gli aspetti in gioco, in primis l’invecchiamento e la cronicità. Ad ogni modo, la riforma ha già iniziato il proprio iter nella competente Commissione consiliare, con le audizioni e il confronto con i soggetti interessati”.
Per Patrizia Bartelle (M5S): “In Veneto siamo all’avanguardia in tanti settori, in primis nel Sociale, ma dobbiamo potenziare l’assistenza sanitaria in orario notturno, con un’attenzione particolare per la peculiarità di determinati territori, come il Polesine”.
Il presidente della Commissione Sanità Fabrizio Boron (Zaia Presidente) contesta: “L’affermazione per cui i Medici di base non siano stati ascoltati. La verità è invece che i rappresentanti sindacali dei medici sono stati auditi in Quinta Commissione consiliare, alla presenza dei competenti assessori regionali. Purtroppo, i Medici di base avevano già fissato la data dello sciopero… La Quinta Commissione è disponibile a qualsiasi ulteriore tavolo di confronto tra Regione e Medici di Medicina Generale, ma la discussione dovrà essere portata avanti con la massima tranquillità e sulla base di dati oggettivi. E’ infatti necessario esaminare con oggettività i risultati concretamente prodotti sul territorio dalle Medicine di Gruppo, ponendo le condizioni per migliorarle”.
“La riforma delle Ipab – conclude Boron - è prioritaria e sono già state fatte tutte le audizioni programmate in merito in Commissione; il testo normativo è stato predisposto. Una cosa deve essere però chiara: i cittadini devono essere informati correttamente perché la sanità veneta è comunque di eccellenza, al netto di eventuali criticità che normalmente possono sussistere”.
Sono quindi seguite le dichiarazioni di voto. I consiglieri di Minoranza si sono rammaricati dell’atteggiamento della Maggioranza “che si è chiusa a riccio nella difesa del proprio operato, senza valutare invece con obiettività le diverse criticità presenti nell’attuazione del Piano Socio Sanitario”. Nicola Finco (Lega Nord): “Nessuno vuole interrompere la trattativa con i Medici di base, siamo semplicemente contro la strumentalizzazione portata avanti dalla Minoranza in ordine a una tematica importante come la Sanità”.
Marino Zorzato (Area Popolare): “Il vero interesse è quello di dare risposte soddisfacenti ai Medici di base e fare il bene dei veneti. Questo dibattito, al di là del voto probabilmente contrario alla Mozione presentata, darà comunque un nuovo impulso alle iniziative che dovranno essere poste in essere nel territorio”.
Al termine, sono seguite le operazioni di voto: la Mozione è stata respinta con 25 voti contrari, a fronte di 21 favorevoli e nessun astenuto.


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