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“Happy Sheep”, maxi evasione fiscale scoperta dalla Guardia di Finanza

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 6 Agosto 2018 alle 13:10 | 0 commenti

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(lancio alle 10.59, ora aggiornato con tutti i dettagli) 

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza ha portato a compimento l'operazione “Happy Sheep” per un'evasione fiscale che ha comportato la disposizione di misure cautelari personali e sequestri per oltre 325.000 € per bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, nei confronti di 1 impresa e 4 indagati. Di seguito maggiori dettagli forniti dal Comando. 

I Finanzieri della Tenenza di Schio, nell’ambito dell’operazione denominata “Happy Sheep”, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal Tribunale di Brescia nei confronti di quattro indagati, di cui uno è stato tradotto agli arresti domiciliari, mentre nei confronti degli altri è stata notificata la misura dell’interdizione ad esercitare attività d’impresa e a ricoprire cariche sociali.

Contestualmente, in esecuzione dell’ordinanza, sono state poste sotto sequestro disponibilità finanziarie e n. 7 immobili, nei confronti di una società di capitali del vicentino attiva nel settore immobiliare, nonché nei confronti di 4 indagati, per complessivi € 325.018,44.

Nello specifico, le articolate indagini condotte dal Reparto delle Fiamme Gialle, coordinate dalla Procura della Repubblica di Brescia, erano state avviate nel 2016 quando i militari, nell’ambito di un’ordinaria istruttoria prefallimentare nei confronti di una società del vicentino, attiva nel settore tessile, era stato individuato un preordinato atto giuridico di scissione con cui la medesima società, profondamente gravata da ingenti debiti nei confronti dell’Erario per circa 2 milioni di euro, si era “spogliata” dell’attivo patrimoniale (nello specifico crediti, beni immobili e risconti attivi), di un valore complessivo pari ad euro 2.215.000, al fine di sottrarsi in maniera fraudolenta dagli incombenti obbligazioni tributarie.

Inoltre, tramite successivi atti di compravendita, i principali assets aziendali distratti (diversi immobili siti nel Comune di Roana (VI), del valore di oltre 700.000 euro, sono stati ceduti, ancora una volta fraudolentemente, al figlio dell’amministratore della società tessile, all’epoca poco più che vent’enne, di fatto senza il pagamento di alcun corrispettivo. Tra l’altro, i beni immobili erano stati già “protetti” dall’aggressione patrimoniale dei creditori, tramite il conferimento in un trust, dal quale la società immobiliare era interamente controllata.

Come ultimo e definitivo atto fraudolento, la società tessile, ormai inoperativa ed in piena fase di decozione, è stata artatamente trasferita in Brescia, ove era presente una mera cassetta di domiciliazione, al fine di “veicolare” la competenza degli uffici giudiziari nell’ambito della procedura fallimentare.

Nel corso delle indagini, anche tramite perquisizioni eseguite nelle province di Vicenza, Milano, Roma e Brescia, era stata rilevata l’esistenza di una “catenaria” di entità giuridiche, tutte riferibili al medesimo soggetto, gravemente indebitate con il Fisco (pendenti cartelle esattoriali mai onorate per oltre 7 milioni di euro) e tutte condotte in maniera scientemente preordinata alla decozione, tramite analoghi atti giuridici di trasformazione e scissione.

In merito, si è già recentemente espressa la Terza Sezione della Corte di Cassazione con la Sentenza 232/2018, con la quale il Supremo Collegio ha sancito la legittimità dell’operato dei militari e del sequestro di documentazione eseguito in sede di perquisizione, ritenendo una singola operazione di scissione societaria, quale quella descritta, sufficiente a costituire quell'atto negoziale fraudolento punito dalla normativa penale.

Attraverso i descritti atti fraudolenti, il “dominus” delle condotte, S.S., residente nel vicentino, con la complicità dei familiari e di numerosi soggetti “prestanome”, era riuscito a creare uno schema delittuoso stabile, con la costituzione di numerose imprese geneticamente destinate alla decozione (bad companies), e la contestuale scissione delle “good companies” al fine di conservare intatto il patrimonio di famiglia, sinora uscito indenne dall’aggressione dell’Erario e dei numerosi creditori commerciali.

Per quanto sopra, a consuntivo delle attività d’indagine, il “dominus” ed i suoi complici, per un totale di 11 persone, sono a vario titolo indagati dalla Procura bresciana per bancarotta documentale, fallimento tramite operazioni dolose e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Lo stesso soggetto è stato tradotto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione, mentre nei confronti di tre dei suoi complici è stata notificata l’ordinanza interdittiva all’esercizio di attività d’impresa e a rivestire cariche sociali. La misura patrimoniale, invece, concerne il sequestro preventivo diretto delle disponibilità finanziarie della società immobiliare, principale beneficiaria degli atti giuridici fraudolenti, e degli indagati, nonché 1 chalet sito sulle Alpi Vicentine e numerose proprietà terriere site in Abruzzo, nella disponibilità di questi ultimi.

L’operazione delle Fiamme Gialle si è sviluppata secondo il dispositivo operativo del Corpo nell’ambito del contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale con il conseguente sequestro preventivo del patrimonio finalizzato alla confisca, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna degli indagati.

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